SEO per e-commerce 3 errori da non commettere

L’acronimo SEO è estremamente noto a chi si occupa di Web Marketing: esso fa riferimento alla cosiddetta “Search Engine Optimization“, attività di ottimizzazione che si concretizza in una molteplicità di azioni operative e di analisi e che è finalizzata a garantire ai siti web una collocazione più vantaggiosa tra i risultati dei motori di ricerca.
L’importanza delle ottimizzazioni SEO è evidente, soprattutto per i siti di e-commerce, i quali sono sempre più spesso l’unico strumento su cui le aziende costruiscono i loro business, ma quali sono gli errori che andrebbero assolutamente evitati?
Eccone 3 in cui si incappa un po’ troppo spesso.

Non prevedere alcun testo nelle schede prodotto

Non inserire nessun testo nelle schede prodotto, ovvero nelle pagine dell’e-commerce relative ai singoli articoli venduti, è un errore estremamente comune: molti ritengono che ciò sia poco rilevante, ma in realtà l’inserimento di contenuti testuali anche brevi, purché esaustivi, può migliorare in maniera considerevole le performance del sito.
Ma per quale motivo si afferma questo?
Se una scheda prodotto contiene un testo, ovviamente originale e magari con la presenza strategica di qualche keyword, le possibilità di ottenere un miglior posizionamento SEO divengono molto più elevate, e questo è un primo ed importantissimo aspetto da considerare.
A ciò si aggiunge l’aspetto qualitativo: fornire al navigatore delle informazioni dettagliate e di qualità non può che essere utile, sia per favorire l’effettuazione dell’acquisto che per garantire all’e-commerce un’immagine affidabile e professionale.
Se quest’errore è così consueto è, con ogni probabilità, perché le aziende meno lungimiranti cercano di ridurre i costi, sia in termini di tempo che di denaro; non si può negare il fatto che prevedere un testo in ogni scheda prodotto richieda un lavoro cospicuo, ma come detto è un investimento che sa essere assai fruttuoso.

Trascurare le keyword cosiddette “long tail”

Abbiamo accennato al fatto che, nella redazione dei testi, può essere utile inserire qualche keyword strategica, e un errore molto comune è quello di focalizzarsi eccessivamente sulle keyword generiche, quindi quelle che connotano a livello generale il settore operativo dell’e-commerce e i prodotti da esso trattati, trascurando le keyword secondarie.
Le keyword secondarie sono definite “long tail” in quanto si compongono, nella grande maggioranza dei casi, di due o più parole, si tratta dunque di keyword molto più specifiche, relative ad esempio ad una determinata tipologia di prodotto, le quali sanno tuttavia essere molto efficaci nel captare ricerche coerenti con ciò che viene proposto.
Non bisogna peraltro dimenticare che nelle keyword generiche i livelli di concorrenza sono di regola molto più consistenti, e questa è un’ulteriore ragione per ritenere che la valorizzazione delle keyword secondarie sia una strategia molto efficace.

Come ben sa chi si occupa di SEO, garantire al sito da ottimizzare un buon numero di link in entrata, ovvero i cosiddetti “backlink”, è una delle azioni SEO più classiche.
Da questo punto di vista, tuttavia, si registra un errore assai comune, ovvero badare oltremodo alla quantità di backlink che il sito riceve da altre risorse online, trascurandone la qualità.
È stato ormai ampiamente appurato che procurare al sito da ottimizzare dei backlink di scarsa qualità non è soltanto poco utile, ma può rivelarsi perfino dannoso, in quanto il motore di ricerca può valutare ciò come una forzatura meritevole di penalizzazione.
Piuttosto che avere tantissimi link in entrata, dunque, è di gran lunga preferibile avere dei backlink limitati ma selezionati, quindi provenienti da risorse autorevoli e magari tematicamente in linea con il settore in cui opera l’e-commerce.
Per il medesimo motivo, inoltre, non può che essere consigliabile utilizzare strumenti in grado di valutare la qualità dei link in entrata (ecco come fare https://www.spider-link.it/cose-lo-spam-score-di-moz/) ad esempio, analizzando una molteplicità di parametri riesce a quantificare il rischio che l’apparato di backlink che contraddistingue un determinato sito possa essere valutato come spam dal motore di ricerca.